“Un vuoto speciale” – Intervista a Georgi Gospodinov

Intervista a cura di Fausto Paolo Filograna. Traduzione dal bulgaro di Daniela Di Sora.

Georgi Gospodinov

“Un Proust venuto dall’Est.”
– 
Andrea Bajani

1) «Ho 44 anni, ma aggiungetevi l’età di mio nonno, nato nel 1913, aggiungete anche quella di mio padre, nato alla fine della Seconda guerra mondiale, di Giulietta davanti al cinema, di Gaustìn in fuga» è una frase di Fisica della malinconia, quanti anni pensi di avere nel 2023?

Mi sembra che davvero qualcosa nel meccanismo del tempo si sia rotto e che viviamo in un vuoto speciale, un’atemporalità dopo questi due anni di pandemia e soprattutto dopo un anno di guerra. Nel corso di simili prove il tempo scorre in maniera diversa, oppure non scorre affatto. È bloccato in un ciclo. Gira sempre nello stesso punto. L’orizzonte si restringe, il futuro sparisce e l’uomo comincia a contare i giorni invece degli anni. In questo senso mi sento privato del tempo. Gli anni ormai non sono più un’unità di misura.

2) Ci puoi parlare del brano di Cronorifugio a cui sei più affezionato emotivamente?

Lì dentro ci sono parecchie storie personali, anche se invece il romanzo sembra più universale e politico. Sento molto vicino a me uno dei capitoli più brevi, verso la fine del romanzo, si chiama “Sindrome della non appartenenza”. Penso di sentirmi esattamente così in questo periodo: non appartenente.

3) Mi sembra che il giornalismo stia diventando la forma di scrittura prediletta di questi anni, specialmente nel continente europeo. Anche i racconti del tuo personaggio Gaustin sembrano essere influenzati da questo tipo di scrittura. Cosa ne pensi?

Non sono d’accordo. Il romanzo europeo si è sempre distinto per l’amore nei confronti della riflessione, per aver affrontato temi importanti come il tempo, la memoria, la morte. Non è un caso che si parli di romanzi-saggi e abbiamo esempi come La montagna incantata di Thomas Mann o Alla ricerca del tempo perduto di Proust. Questo è tutto tranne che giornalismo. Credo che la tradizione continui ancora oggi. E questi due autori sono stati molto importanti per me mentre scrivevo Cronorifugio.

4) Lo storico Reinhart Koselleck ipotizzava che in questo tempo storico fosse impossibile parlare del passato senza gettarvi una inconsapevole tensione verso il futuro. Cosa pensi del futuro in base alle catastrofi passate di cui parli?

A me (e a Gaustin) il catastrofico presente ci obbliga inevitabilmente a correre verso il passato, per nasconderci nel suoi rifugi. Anche se questa è una posizione privilegiata. Se il presente è davvero catastrofico, ci si preoccupa della propria sopravvivenza in quel momento. E l’idea del passato e del futuro arriva un po’ più tardi.

5) La trasformazione è uno dei temi più importanti di Cronorifugio. In cosa desideri trasformarti, come scrittore o come persona?

Per me è molto difficile separare lo scrittore dalla persona. Come pure mi è difficile separare me stesso da Gaustin. Ma se parliamo di trasformazioni, allora nel mio romanzo uno passa costantemente nell’altro. E non sai mai chi sta creando chi: se è lo scrittore che crea il personaggio o al contrario è il personaggio che crea il proprio autore.

6) C’è qualcosa di cui vorresti scrivere e che non sei ancora riuscito a trovare il modo di scrivere?

Ci sono talmente tante cose che ancora non ho trovato modo di scrivere. E non sto parlando di temi e trame, non è questo che mi interessa. Parlo di voci. La cosa più difficile è trovare una voce, la voce giusta per iniziare a sviluppare il filo della storia.

7) Cosa intendono secondo te i critici quando definiscono la tua letteratura “sperimentale”?

Mi sorprendo sempre. Probabilmente intendono il modo labirintico e non lineare in cui racconto le mie storie. Ma questo è l’unico modo possibile e naturale in cui di solito le persone pensano e raccontano. Ogni volto provo a scrivere un romanzo lineare che vada dal punto A al punto B, ma alla fine viene sempre fuori un labirinto.

8) Chi sono gli scrittori viventi che ammiri?

Tutti gli scrittori che amiamo e ammiriamo sono vivi. Per me gli scrittori vivi e amati sono Borges e Brodskij, Omero e Seneca, amo molto leggere la poesia: Eliot, Kavafis, Quasimodo.

9) Cosa consiglieresti a un giovane scrittor* nel 2023?

Di mantenere la propria sensibilità nei confronti di tutto quello che lo circonda. Viviamo in un mondo che sanguina di continuo, e per questo l’empatia è una delle qualità più importanti per ognuno di noi. Non puoi diventare scrittore senza sperimentare i dolori del mondo. La buona letteratura dà continuamente significato e umanità a un mondo altrimenti insensato.


Georgi Gospodinov è nato a Jambol nel 1968, è poeta, prosatore e studioso di letteratura, considerato lo scrittore più talentuoso della Bulgaria. Con Romanzo naturale (Voland 2007), accolto come una vera rivelazione, ha immediatamente incontrato il favore di critica e pubblico ottenendo il primo premio del concorso Razvitie per il romanzo bulgaro contemporaneo. Finora è stato tradotto in diciannove lingue. La casa editrice Voland ne ha pubblicato le raccolte di racconti …e altre storie (2008), E tutto divenne luna (2018), Tutti i nostri corpi (2020) e i romanzi Fisica della malinconia (2013), e Cronorifugio (2021), Premio Strega Europeo 2021, finalista del The International Booker Prize 2023, tradotto, con la maggior parte delle pubblicazioni italiane, da Giuseppe Dell’Agata.

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